domenica 27 dicembre 2015

La polenta di Pietro Longhi e l'arte della seduzione

La polenta come composto di acqua e farina di cereali è un alimento presente già nella cultura egizia ma era fatta d’orzo e non di mais dacchè l'importazione del mais dall'america del sud risale all'epoca dei conquistadores. E’ possibile che il termine polenta derivi dalla parola tedesca pollen ovvero fior di farina ma c'è chi sostiene che essa discenda dal vocabolo puls con il quale i latini chiamavano un impasto a base di farro menzionato da Plinio e da Apicio. Lo stesso tipo di cereali o anche orzo miglio e grano saraceno, sminuzzati in un mortaio, amalgamati in un paiolo con acqua e rimestati fino a cottura ultimata erano impiegati nella cucina contadina medievale per polente da condire con olio o lardo di maiale.Si trattava di un cibo destinato ai poveri e tale rimase anche quando al posto della farina di fava, di farro o d’orzo fu introdotto il granturco. Il mais giunse dall’America precolombiana grazie a Cristoforo Colombo, che, nel suo Giornale di Bordo, non manca di parlare del cereale dicendo che ha un sapore gradevole e che tutta la gente del paese vive di quello. In Europa la cultura del mais si afferma gradatamente a partire da trent'anni dopo e ha il suo apice nel 1630, anno in cui Venezia fu colpita da una tremenda carestia. Per sconfiggere la fame si ricorse ai cereali e fra questi anche al mais.

L’affermazione definitiva del mais come ingrediente fondamentale della polenta avvenne tuttavia nel Settecento e non più come alimento contadino ma come esotica trovata gastronomica dei ceti più abbienti.




E’ nella sua qualità di alimento democratico caro al pensiero illuminista e gloria patriottica della Repubblica di Venezia che Pietro Longhi, cronista della vita veneziana, la elegge ad attrazione centrale di questa scena di genere. In quest'opera (alla Ca' Rezzonico di Venezia) la scena si svolge all'interno di una cucina piuttosto semplice di cui si intravede l'ampio camino. In piedi una fanciulla sorridente tiene il bastone con il quale ha girato la polenta mentre indica la cuoca in atto di rovesciarla dal paiolo sul canovaccio. Sono loro le protagoniste della scena o è la polenta?
Il giovane musicista, intento a suonare una romantica serenata, sembrerebbe più interessato alle fanciulle che al loro fumante prodotto mentre l'altro, nel fissare con intensità la polenta, toglie ogni dubbio sulle sue preferenze. Gli atteggiamenti eloquenti dei due giovani ci permettono di osare un'interpretazione più filosofica del dipinto nel quale il giovane musicista potrebbe rappresentare il lato romantico dell'amore mentre quello affamato la passione carnale. Dietro alla metafora dell'elaborazione gastronomica della polenta potrebbe quindi celarsi un riferimento alle arti seduttive femminili di cui le avvenenti cuoche dallo sguardo malizioso sembrano essere esperte e consapevoli utilizzatrici.  

da S. Malaguzzi, Il Cibo e la Tavola, ELECTA (Dizionari dell’Arte), Milano 2006 e S. Malaguzzi, Arte e Cibo, Dossier, "Art e Dossier", 300, giugno 2013. 
 

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